C’è
una “sinistra” che non è Charlie e lo dice più o meno apertamente. Anzi ce ne è
più d’una.
C’è la “sinistra” che non è Charlie, perché è ideologicamente filo
islamista, ed è ideologicamente filoislamista, perché ideologicamente
antiamericana e antiisraeliana. Che poi la causa araba non sia più incarnata
dal Fronte popolare per la liberazione della Palestina e nemmeno dal laico OLP,
ma dal peggiore fanatismo oscurantista e dal più criminale gruppo politico-religioso che
il mondo abbia conosciuto dalla caduta del nazifascismo, è un “dettaglio” che
le menti ottenebrate dal pregiudizio ideologico non possono cogliere.
C’è la “sinistra”
di certi “intellettuali”, che credendosi intelligenti divengono stolti, proprio
come gli intellettuali pagani di cui parla l’Apostolo. Quelli che dicono che la
religione, l’islam, “non c’entrano”, perché “il problema è un altro” (per l’intellettuale
di sinistra, il problema è sempre un altro…). “Il problema è politico”,
ovviamente, come si diceva ai bei tempi: secondo Lucia Annunziata, si tratta di
un conflitto politico inter-arabo tra Iran e Iraq (sic). Lucio Caracciolo sa almeno che l’Iran non è un paese arabo,
ma anche per lui il problema è politico e la religione non c’entra. Per
Freccero, invece, il problema è economico: tutta colpa del “neoliberismo”,
ovviamente. Ci sono poi i non pochi sostenitori della solita teoria del complotto, guidati da Giulietto Chiesa. I terroristi dimenticano la carta di identità? E' la prova che è tutta una montatura: c'è la mano della CIA e del Mossad, Al-Baghdadi sarà certo sul libro paga dei servizi americani, come già Bin Laden e tutto serve a far vincere le elezioni a Bush III e a scatenare un'altra guerra per il petrolio. E magari i francesi l'attentato se lo sono fatti da soli, come gli americani si erano fatti da soli l'11 settembre... e via delirando.
Non si contano, poi, le
denunce delle pesanti responsabilità dell’Occidente e, in particolare, degli
USA nello scatenare il terrorismo islamista, perchè, si sa, il terrorismo è l'arma dei più deboli in risposta al vero terrorismo che è quello dei più forti: i più prudenti si limitano a citare la sequela di operazioni militari
americane dall’Afghanistan in poi – guardandosi bene però dal ricordare che
prima dell’Afghanistan a New York erano crollati due grattacieli e non per un
terremoto. I più arditi risalgono più indietro nella storia, magari fino alla “dichiarazione
Balfour”. Nessuno di questi cultori della storia ricorda però quali gravi responsabilità
ebbero le potenze democratiche anche nell’ascesa del nazismo, dal trattato di
Versailles al Patto di Monaco, e che però questo non impedì a nessun uomo amante
della libertà di schierarsi senza esitazione alcuna per quelle potenze
democratiche e contro il nazismo.
Più
interessante, perché più nuovo, è invece il caso della neo-sinistra del “politically
correct”. Con apprezzabile coerenza questa nuova versione della sinistra
radical-chic non riesce a solidarizzare fino in fondo con Charlie. E’
comprensibile. Per costoro sono esecrabili le vignette sugli omosessuali (“omofobia”!);
sono censurabili le vignette sulle donne (“sessismo!”); sono detestabili le
vignette sui neri (“razzismo!”); sono fuori gioco, ovviamente, le vignette
sugli ebrei (“antisemitismo!”). Perché dovrebbero essere più accettabili,
allora, le vignette su Maometto? “Islamofobia!”
Che
poi tutto ciò profili nient’altro che la
versione 2.0 del moralismo e del bigottismo piccolo-borghese è un dubbio che
non li sfiora, evidentemente. Che l’autocensura sia ancora più temibile della
censura, perché indice di un totalitarismo in fase avanzata (la censura sta all’autocensura
come un tradizionale regime autoritario sta al regime del “Grande Fratello”
orwelliano), è forse riflessione troppo sofisticata per una soi-disant sinistra che della finezza di
analisi indossa solo la veste.
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