sabato 17 dicembre 2016

PENSIERI SPARSI SUL FANATISMO POLITICO E LA DECADENZA ITALIANA


DOPO IL REFERENDUM



Chi si innamora di un capo politico è ad un passo dal fascismo. Quando poi si tratta di un capo un po' ridicolo allora è ad un passo dal fascismo di Starace neanche da quello di Mussolini



Ecco la domanda: come è possibile che coloro che (giustamente) sbeffeggiano i grillini possano poi credere a Frottolo? È come in quei tifosi che valutano lo stesso fallo da rigore diversamente, a seconda che sia a vantaggio o ai danni della propria squadra.



Capodanno 2017 al CNEL: straordinarie attrazioni della serata la soubrette Maria Elena e il grande illusionista Matteo. Per un capodanno moderno ed efficiente, per la riforma dell'anno solare!



E Cuperlo che all'ultimo si è schierato per il Si, pensando di salire sul carro del vincitore? Prima o poi bisognerà fare un serio studio psico-antropologico sulla "minoranza PD".



Il 40% è di Renzi, come era di Fanfani dopo il referendum sul divorzio. La storia si conferma ottima maestra, ma senza allievi.



Non serve fare sondaggi: quando cantanti, attori, divi e vip vari si schierano con qualcuno, lo fanno perdere inesorabilmente.



Stavolta proprio non possono dire che il risultato è stato determinato da vecchi rimbambiti, ignoranti e garantiti dalla pensione. Ma già cominciano a insinuare che i giovani "non sono molto informati" e votano in modo irrazionale per "paura del futuro" Spocchiosi e stupidi pseudo-colti e pseudo-intellettuali. Irrecuperabili.



Quando il Bomba minaccia di ritirarsi a vita privata c'è pure qualcuno che lo prende sul serio. Non lo farà, anche perché il rottamatore del vecchio ceto politico, il giustiziere della casta dei politici di professione non ha un lavoro e da sempre campa con la politica.



La "buona scuola" per Renzi è stata ottima: ora ha almeno uno stipendio in famiglia



Ha fatto il jobs act per i giovani e l'81% dei giovani gli ha votato contro; ha fatto la "buona scuola" e ha suscitato la rivolta degli insegnanti; ha dato gli 80 euro e nei quartieri popolari ha preso il minimo dei voti; ha fatto una legge elettorale e la Consulta gliela boccera' o modificherà; ha fatto la riforma costituzionale e il 60% degli italiani gliel'ha stracciata...I veri voti di "pancia", populisti, politicamente analfabeti sono quelli di chi dà credito a uno così



Secondo taluni analisti uno che ha votato No ha un'alta probabilità di essere povero, disperato e semianalfabeta (come gli elettori della Brexit e di Trump, per intenderci). Vi ringrazio per avermi tenuta nascosta questa triste realtà per oltre mezzo secolo.





"Al voto!, Al voto!". "Elezioni subito!". "Elezioni il prima possibile"! Ma poi per votare chi, fatemi capire...



Rimettete nel cassetto il certificato elettorale: con la manovra a tenaglia Mattarella-Consulta non si voterà prima di alcuni mesi. Ed è un bene, visto che manca una legge elettorale decente. La democrazia liberale e parlamentare ha i suoi tempi e le sue procedure. Nella democrazia populista e plebiscitaria, che piace trasversalmente a Renzi, a Salvini e a Grillo ed entusiasma tanti italiani conquistati dalla retorica fascistoide della velocità e della "governabilità", si può votare anche in due minuti, magari per alzata di mano o per acclamazione o come dice Salvini "con qualunque legge elettorale". Però si vota a c...





Alla direzione del PD parlerà solo Renzi. Non succedeva nemmeno nel Politburo del PCUS



Un partito che rimanda la discussione sulla crisi di governo a dopo la soluzione della crisi di governo: una singolare concezione della democrazia! Se questa è la seconda repubblica, viva la prima!



Il M5S deposita una proposta per estendere l'Italicum al Senato, dopo averlo avversato e dipinto come una legge elettorale mostro. Benvenuti nel mondo del tatticismo politico! Ma a questo punto conveniva votare Si e risolvevano il problema.



Alessandro Di Battista: "Io voglio che i cittadini devono votare". Io invece voglio che Di Battista, grillini, grilline, renzini e renzine devono studiare e lavorare.



"L'auto si fermò. Si aprì la portiera. Non scese nessuno. Era Gentiloni". E non dite che mi sono buttato a destra, che cito pure Fortebraccio (sempre odiato), con un minimo adattamento alla penosa attualità.



E così, contrariamente agli allarmi lanciati da tanti sostenitori del Sì, non sono arrivate né le locuste, né l'armageddon e nemmeno il governo Grillo o Di Maio. La crisi di governo è durata 48 ore. I mercati godono di buona salute, non fosse per il MPS, che secondo il Bomba era ormai una banca risanata. Da chi aveva agitato più o meno simili spauracchi in buona fede mi aspetto una laica resipiscenza: quando le idee vengono falsificate dalla realtà si cambiano le idee, non si violenta la realtà. A quelli che erano meno in buona fede non resterà che essere più prudenti in futuro, perché quando si dicono idiozie senza neanche evitare le disfatte succede che poi nessuno più ti prenda a libro paga







IL “NUOVO” GOVERNO



Come sa chi ha la sventura di seguirmi, ritengo che il M5S esprima un allarmante fenomeno di fanatismo politico, più preoccupante dei mali, pur molto gravi, che il movimento vorrebbe combattere. Devo però notate che un fanatismo politico non meno virulento si è potuto notare nella campagna referendaria e post-referendaria fra molti "renzisti", che oggi, ad esempio, inveiscono contro Gentiloni, come se Gentiloni fosse un'espressione del fronte del No, come se non fosse, come è stato detto con efficace metafora, l'allenatore in seconda mandato in panchina dal titolare, temporaneamente squalificato, che dalla tribuna lo guida con il walkie-talkie. Mi permetto di completare così la metafora: speriamo che la squadra del PD e dei suoi referenti e manovratori sia già condannata alla retrocessione quando l'allenatore titolare sarà pronto a riprendere il suo posto. Nel frattempo, infatti, succederanno altre cose, tra cui le elezioni in Francia, e le "elite" potrebbero aver sbagliato ancora una volta i loro calcoli.



E ancora con la storia dei "governi non eletti"! Eppure basterebbe leggere due righe della Costituzione per evitare di ripetere questa sciocchezza! Il problema non è quello dei governi non eletti ma quello dei parlamenti eletti con leggi elettorali incostituzionali o sballate



Ai fanatici del maggioritario e demonizzatori del proporzionale faccio notare che ben 25 diversi gruppi politici sono stati ricevuti al Quirinale, compresi gli elettori italiani in Sudamerica, ALA, GAL e "Conservatori riformisti"(!!!). Nella prima repubblica non erano mai più di una decina. Con il proporzionale la frammentazione la decidono, ma non necessariamente, gli elettori. Con i vari maggioritari della seconda repubblica la decidono singoli politicanti e conventicole. Proporzionale, con soglia di sbarramento e modesto premio di coalizione: questa sarebbe la migliore legge elettorale. Speriamo.





La Boschi promossa vicepresidente del Consiglio, dopo la solenne bocciatura popolare della "sua" riforma è l'atto più diseducativo che si possa immaginare. È come dire ai giovani: non conta che studiate, vi impegniate e abbiate capacità e competenze; conta solo che vi troviate un potente protettore. Ma cosa vuoi che valga per il Bomba l'educazione dei giovani: doveva solo marcare il territorio intorno all'albero Gentiloni, come i gatti. La Boschi è la sua pipí.





Renzi piazza i suoi "fedelissimi" dal guinzaglio corto intorno al nuovo premier - la Boschi promossa vicepresidente, Lotti in consiglio dei ministri; D'Alema ottiene per interposta persona gli Interni; Alfano, dall'alto del suo decisivo 2% gioca le sue carte come neanche il psdi di Tanassi e se ne va alla Farnesina; la Cgil che aveva finto di fare la voce grossa sulla "buona scuola" si porta a casa il Ministero dell'Istruzione per una delle sue esponenti più ignoranti e che la scuola, dopo esserne rapidamente uscita,  non l'ha mai vista. E temete il ritorno alla prima repubblica? Ma non lo capite ancora che ci hanno tolto le cose migliori della prima repubblica e ci hanno lasciato le peggiori?







LA NEO-MINISTRA DELL’ISTRUZIONE



Trascrizione delle precise parole di Valeria Fedeli alla trasmissione mattutina di La7:



“Io penso che i parlamentari e le parlamentari si devono porre il tema che se viene bocciata questa riforma, sapendo che non c’è un dopo ulteriore di riforma, io penso che dobbiamo prenderne atto… sai perché dico del Parlamento? Intanto, perché parlo di me, non mi sono confrontata con nessuno nel senso che per chi mi conosce sa che uso in autonomia il mio pensiero e la mia testa. Io penso che i giorno dopo, se ha vinto il no, cosa che non mi auguro, perché se guardi il quesito è difficile che le persone vadano a dire no ad una cosa che è utile al paese, ma se il paese dice di no, tu ne devi prendere atto, non puoi andare avanti, non hai l’autorevolezza. Ed è giusto rimettere il mandato da parte del premier, ma anche con la consapevolezza dei parlamentari. Tolgo l’alibi a chi pensa ‘tanto stiamo lì fino al 2018. Perché pensano alla propria sedia, io non penso alla propria sedia”



E fu così che dopo aver detto “io non penso alla propria sedia” divenne Ministro, e ministro dell’Istruzione…





La neo ministra dell 'Istruzione che non solo ha mentito sulla laurea che non ha, ma parla una lingua che ha poco a che fare con l'italiano, è targata CGIL. Viene, però, non dalla Cgil scuola, ma dai tessili. È facile quindi augurarle di far presto ritorno alla sua genuina vocazione. Quelli che mi accuseranno di fare battute sessiste saranno prontamente bannati. La lista per le autodenunce è aperta da questo momento.



Caro Babbo Natale, ti avevamo chiesto una ministra dell'Istruzione (non più pubblica), non che avesse delle competenze e avesse fatto buoni studi (non osavamo tanto), ma che almeno parlasse decentemente la lingua italiana. Ma si vede che ti sei proprio rimbambito. Comunque, sei ancora in tempo: casomai ti avanzasse una renna, ci acconteremmo...





Una può essere anche ignorantissima, incapace di articolare una frase corretta in italiano, senza laurea, né diploma, può non essersi mai occupata di scuola (nemmeno quando avrebbe dovuto frequentarla), ma se è della Cgil e sostiene la teoria gender ecco che la dittatura del politically correct le trova un buon posto...



Molti ricordano come neppure Benedetto Croce avesse la laurea. Ho passato ore a trovare qualche pur debole somiglianza fra Croce e la Fedeli, oltre a questa. Non ne ho trovata alcuna. Pertanto, secondo il ragionamento di costoro qualunque umano sia sprovvisto di laurea può legittimamente ambire, in analogia con Croce, al ministero dell'Istruzione. A questo punto penso che per frenare la deriva di questo paese più che un buon governo occorrerebbero due miracoli: che si tornasse al corretto uso della lingua italiana e al corretto uso delle fondamentali categorie logiche. Due cose, peraltro, strettamente legate l'una all'altra e sempre più latitanti.





LE DISAVVENTURE DELLA GIUNTA RAGGI



La Muraro riceve l’avviso di garanzia e finalmente si dimette. E’ proprio la giunta Ridolini. Lo sapevano da luglio - prima ancora della nomina ad Assessore - dell'indagine, ma hanno truffaldinamente disquisito sulla differenza fra "essere iscritti nel registro degli indagati" e "ricevere un avviso di garanzia". In realtà ora si prepara il rinvio a giudizio e per questo madama-monnezza si è dovuta rassegnare. "Onesta'! Onesta'!"





La Raggi considera "ridicola" l'indagine sulle nomine al Comune di Roma, perché - dice testualmente - " tutto parte dalla Raineri la cui nomina a capogabinetto io ho ritenuto illegittima". Mi chiedo: come si può spiegare a degli stranieri, a cittadini di un qualsiasi paese normale e che non ha forze politiche e sindaci così folkloristici, che la Raggi non è il capo dell'opposizione, ma il sindaco, che la Raineri era il suo capo di gabinetto e che la nomina che ha considerato "illegittima" l'aveva fatta lei medesima? Io ci rinuncio.





Arrestato Marra, braccio destro e "intoccabile" della Raggi, sulla cui nomina è in corso altra indagine. Due giorni dopo le dimissioni della Muraro. Chi ha difeso la Raggi, senza capire che i "poteri forti" non erano fuori dal Comune e contro di lei, ma erano e sono intorno a lei e al suo fianco, chi ha sostenuto l' onestà "a prescindere" del M5S, a dispetto della realtà, è pregato di affacciarsi su questa bacheca, se proprio intende farlo, con il capo cosparso di cenere. I renziani, invece, facciano a meno di compiacersi e pensino alle loro vergogne. Come aver voluto a sindaco di Milano il manager coinvolto in aspetti oscuri di Expo, il quale ora pateticamente si "autosospende" (e che vuol dire? Lo sa che esistono le dimissioni?) e pretende pure l'applauso.





La destra clerico-affaristico-reazionaria dalla quale proviene anche la Raggi: oro, incenso e Marra



La Raggi si è circondata di persone che hanno partecipato attivamente allo sfacelo di Roma con le precedenti amministrazioni e legate a filo doppio ai "poteri forti". Questo e', al di la' delle responsabilità penali, il colossale problema politico che segna il fallimento della prima esperienza di governo del M5S e rende soltanto buffonesca la loro retorica su onestà, trasparenza, liquidazione del "magna magna" e via cantando.





"Sussistenza di un un concreto ed attuale pericolo di reiterazione di condotte delittuose analoghe a quelle già accertate e ciò anche in considerazione del ruolo attualmente svolto da Marra all'interno del comune, della indubbia fiducia di cui gode dal sindaco Virginia Raggi".

 Lo scrive il gip nel giustificare la detenzione di Raffaele Marra. Il braccio destro del primo cittadino capitolino è stato arrestato stamattina dai carabinieri con l'accusa di corruzione. Avrebbe ricevuto una maxi tangente da 367 mila euro dall'immobiliarista Sergio Scarpellini (anche lui arrestato). Due assegni circolari da 250 mila e 117 mila euro per l'acquisto di una casa in via Prati Fiscali 258, a Roma, intestata alla moglie di Marra, Chiara Perico nel giugno del 2013.

ONESTA'! ONESTA'!



Grillo avrebbe già in estate intimato alla Raggi di liberarsi di Marra,già collaboratore di Alemanno e che ora si scopre uomo dei peggiori  palazzinari romani (“sono  a disposizione”) e implicato in vicende di corruzione. La Raggi non lo ha mollato e non se ne sono volute approfondire le ragioni: l'ambiente dal quale la Raggi proviene, che la ha sponsorizzata e che la sostiene è quello di una certa destra affaristica romana. Marra è il garante e il cane da guardia di questi circoli e dunque è intoccabile (tranne che dalle inchieste penali). Ora simul stabunt, simul cadent, la Raggi, Marra e probabilmente lo stesso M5S, che prendendo le distanze dalla sua prima vera esperienza di governo dichiarerà la propria inconsistenza e inaffidabilita'. Salvo che voglia affondare con Virginia.



Potrebbe "autosospendersi" pure lei...anzi, pure Renzi potrebbe tornare da Mattarella e dirgli "ci ho ripensato: non mi dimetto ma mi autosospendo". Poi ci "autosospendiamo" tutti, quando dobbiamo andare a lavorare, quando dobbiamo pagare tasse e bollette, quando il vigile ci fa la multa, quando incontriamo persone che non possiamo soffrire.. facciamo il Bel Paese degli "autosospesi"! Sala sei un genio!



Cari grillini, abbiate l'acume di non difendere più la Raggi, perché a breve sarà Grillo stesso a scaricarla e diventerete come quei soldati giapponesi che continuavano a combattere ignorando che il loro imperatore si era arreso. Sono gli inconvenienti di chi si fa suddito



La Raggi, consapevole che a sostenerla sono rimaste solo le persone più fanatiche o ottuse o cieche a qualunque evidenza, può anche permettersi di mentire spudoratamente e dire che Marra era solo un "tecnico" che lavora da anni al Comune e addirittura che è solo uno dei 23.000 dipendenti del Comune (sic!!!). Si dà il caso che è lei che ha nominato questo "tecnico" capo del personale e chiunque abbia una sia pur pallida idea di come funziona una amministrazione comunale sa che il capo del personale è la figura più potente dopo il sindaco (talora nei fatti anche più del sindaco). Per tutti gli altri c'è babbo natale.



“Marra e' solo uno dei 23.000 dipendenti del Comune di Roma", dice la Raggi. Peccato che proprio lei lo abbia messo a capo degli altri 22.999. La Raggi quando apre bocca è una continua offesa all'intelligenza e noi abbiamo la stravagante abitudine di saper perdonare tutti, pure i serial killer, ma non chi offende la nostra intelligenza.



Il caso Marra è ancora niente. È in arrivo un avviso di garanzia alla Raggi per la nomina-promozione di Romeo. Abuso d'ufficio, quasi ordinaria amministrazione per un sindaco, ma non se è 5S. Finiranno impiccati allo stesso cappio che sventolano nelle piazze.



Una volta si diceva, ironicamente: "contr'ordine, compagni!" a segnare i disinvolti e repentini mutamenti di linea nei vecchi partiti comunisti, ordinati dai loro leader. Oggi anche i seguaci del M5S, sul caso Raggi, sapranno quanto è dura la vita del militante stalinista, essendo in fondo il grillismo nient'altro che la variante 2.0 dello stalinismo, più ridicola che tragica per fortuna.



L'Italia diventerebbe un paese civile se scomparissero da un lato il giustizialismo forcaiolo, che finisce regolarmente impiccato al cappio che agita nelle piazze, e dall'altro lato il finto garantismo pro domo sua. Con tutti quelli che passano con disinvoltura dall'uno all'altro campo, a seconda delle convenienze o del fanatismo politico di appartenenza. Temo, però, che sia un miracolo impossibile in questo eone.


lunedì 5 dicembre 2016

UNA GRANDE MOBILITAZIONE DI POPOLO



Un dato oggettivo: quella di ieri è stata la peggiore disfatta elettorale della storia dell’Italia repubblicana, superando anche la sconfitta fanfaniana al referendum sul divorzio. Negli ultimi giorni si percepiva, in effetti, un clima di grande mobilitazione popolare, che non aveva più nulla a che vedere con la propaganda militante delle varie forze politiche dello schieramento del No. Era una mobilitazione di cittadini e cittadine comuni, indignati e decisi a farsi valere, guidati non da valutazioni sui futuri “scenari politici” e nemmeno da giudizi articolati sul merito della riforma ma da quel ben noto “buon senso” popolare che, come ben sapeva un conservatore intelligentissimo come Edmund Burke, nelle occasioni che contano si mostra molto più perspicace delle analisi e dei giudizi degli “intelligenti” e dei “colti”. E’ stata un’onda simile, in questo senso, a quella che ha prodotto la Brexit e il successo di Trump. Qualificarla come “populismo” o “voto di pancia” significa perpetuare un giudizio politicamente stolto che esporrà chi depreca e stigmatizza a future,  immancabili sconfitte.

Volontà di cambiamento
Un primo elemento di interpretazione nasce proprio da questa grande mobilitazione popolare: essa esprime sempre una volontà di cambiamento e già i dati sull’affluenza lasciavano quindi presagire la disfatta della riforma Renzi/Boschi. Renzi ha cercato di cavalcare queste istanze, ma è stato un boomerang: un popolo che vuole il cambiamento non si lascia prendere in giro da una riduzione del numero dei senatori, dalla trasformazione di un po’ di consiglieri regionali e sindaci in senatori o dall’abolizione del Cnel (alla cui presidenza ora Renzi si potrà candidare!); un popolo che vuole il cambiamento vota per cacciare chi governa. Renzi ha potuto cavalcare l’onda nelle prime settimane della sua esperienza di governo – da qui il grande successo delle europee – ma oggi, messo alla prova, già non è più credibile.

Indignazione
La sua azione di governo non ha però suscitato solo delusione, ma, date anche le sue “strategie comunicative”, ha provocato anche e soprattutto un’accesa indignazione. Come si può raccontare agli insegnanti che hanno subito la “buona scuola”, ai lavoratori che hanno subito il “jobs act” o gli effetti della riforma Fornero non certo corretti da questo governo, alle imprese e ai piccoli esercenti che chiudono, a tutto un ceto medio impoverito, che il problema dell’Italia è il “bicameralismo perfetto” e impegnarsi per mesi in una battaglia sulla Costituzione, invece di dedicarsi alle vere priorità? Un po’ di pseudointellettuali hanno potuto anche credere che il mutamento costituzionale fosse la strada per rendere il paese più “moderno” e più “efficiente”, ma il buon senso popolare non si è bevuto la frottola e pur senza avere gli strumenti per entrare nel merito della questione ha fiutato l’inganno. Come ha scritto una persona su FB la riforma “puzzava di marcio”. Come ho sentito ripetere più volte da persone semplici – qualità preziosa in certe circostanze – se si volevano ridurre i costi della politica e velocizzare l’iter legislativo, bisognava abolire del tutto il Senato e ridurre numero e stipendi dei deputati.
Chi poi ha potuto e voluto studiare la questione, se non aveva altre motivazioni per sostenere il Sì, non ha potuto non notare che quella legge di revisione costituzionale era un’offesa all’intelligenza. Conservatori sì, ma della proprie capacità cognitive!
I popoli a volte ci mettono un po’ di tempo, ma i bugiardi e i truffatori prima o poi li smascherano sempre e quasi mai dopo averli sbugiardati li rimettono sul piedistallo su cui li avevano collocati.


Virtù civili
La grande mobilitazione ha poi espresso una incoraggiante volontà di partecipazione. Le rassicurazioni del premier e dei suoi sostenitori sulle modalità di elezione dei nuovi senatori non sono servite a nulla: gli italiani hanno capito che li si voleva espropriare dei propri diritti politici o limitarli gravemente e hanno reagito recandosi in massa alle urne. Anche in questo caso, Renzi che mostra il facsimile della nuova scheda elettorale per il Senato  - una scheda fantasma evidentemente, visto che la legge elettorale non poteva ancora esserci, e la promessa di qualcosa che non era nelle sue disponibilità, come è tipico dei bugiardi, visto che comunque la legge elettorale l’avrebbe votata il Parlamento – che fa una sceneggiata da piazzista (“non c’è trucco, non c’è inganno” ha testualmente detto), ha persuaso qualche “intelligente” e qualche “colto”, ma non ha ingannato i semplici.
Non solo la misura, poi, ma anche la qualità di questa mobilitazione rinfranca davvero il cuore. La riforma si presentava agli occhi dei più come un guazzabuglio, ma quel che risultava chiaro a tutti è che toccava la Costituzione e metteva una parte del paese contro l’altra parte. Nel dubbio e nella confusione, una larga maggioranza degli italiani ha scelto di difendere la Costituzione repubblicana e antifascista, confermando per l’ennesima volta un dato storico: gli italiani nel tempo ordinario hanno gravi mancanze in fatto di virtù civili, ma nei tempi critici danno prova di grande coraggio e determinazione nel salvaguardare, difendere o riaffermare quelle stesse virtù civili. Silenziosamente e fattivamente, senza retorica, senza inni e senza bandiere. Il migliore spirito della nostra Repubblica si è risvegliato il 4 dicembre: Non durerà, certo, ma è stato di fondamentale importanza che abbia sbarrato la strada agli avventurieri.

Scenari
Inutile nascondere che siamo effettivamente nell’incertezza totale, ma il fatto che gli italiani non abbiano avuto alcuna paura del ricatto del “salto nel buio” dà la misura della loro sacrosanta esasperazione. Alcuni dati più probabili o meno improbabili si possono però individuare.
Renzi, dopo essersi stoltamente incaponito nel condurre in prima linea la battaglia referendaria, ha fatto l’unica cosa che poteva fare: rimettere il mandato nelle mani di Mattarella e cercare di lasciare, come ha detto, “oneri e onori a quelli che hanno vinto”. Si prepara probabilmente un futuro di silenzioso e infido destabilizzatore, nello stile dei 101 franchi tiratori di Prodi. Nel teatrino delle manovre politiche avrà ancora le sue carte da giocare, ma è estremamente difficile che possa riconquistare la fiducia popolare che ne aveva accompagnato l’ascesa. Se dovessi sbilanciarmi in una previsione direi che il suo naufragio è definitivo. E questo perché alle tipiche dinamiche del sentimento popolare, a cui ho già accennato e che lo condannano, si aggiunge il discredito che si è conquistato presso i suoi referenti internazionali e veri burattinai. Aveva avuto da questi una investitura con un preciso mandato, dopo che essi avevano verificato l’impopolarità di Monti, l’improponibilità di nuovi governi tecnici e l’inconsistenza di Letta. Occorreva qualcuno che continuasse sulla strada delle “riforme” contenute nel diktat della famosa lettera di Draghi e Trichet dell’estate del 2011, la strada del dissanguamento del popolo italiano e della espropriazione di sovranità, qualcuno che però che godesse di un consenso popolare e assicurasse stabilità di governo. Qualcuno che servisse gli interessi dell’establishment eurocrate, senza darlo a vedere e anzi atteggiandosi a figura antiestablishment. Per un breve periodo, Renzi ha saputo interpretare il ruolo assegnatogli con una certa destrezza, ma è poi caduto, con un totale fallimento, non solo per i suoi limiti soggettivi di millantatore, ma soprattutto per i limiti oggettivi della situazione: gli 80 euro e gli altri bonus non alleviano i costi sociali delle “riforme”, la stagnazione prosegue, inevitabilmente dati i vincoli imposti, e altrettanto inevitabilmente aumenta anche il debito pubblico. Ormai Renzi è stato smascherato e non serve più ai suoi burattinai. Come al solito, come era accaduto anche per Berlusconi, i giornali economici britannici espressione della grande finanza internazionale avevano lanciato il segnale. Poteva essere solo un avvertimento, ma data la disfatta elettorale, quel segnale ora suona come una campana a morto.
Il paradosso è che questa grande disfatta di Renzi non trova sull’altro versante un vero vincitore politico. E’ un giudizio molto superficiale dire che hanno vinto Grillo o Salvini o Brunetta o D’Alema. La verità è che ieri si percepiva, accanto a questo clima di grande mobilitazione, uno scarto enorme fra questa mobilitazione popolare e le misere figure o forze politiche che dovrebbero darle rappresentanza. C’è un grande vuoto politico, adesso, e come sempre accade questo vuoto prima o poi dovrà essere riempito, questo spazio sarà occupato. Ma da chi? Questo è il punto ancora largamente oscuro.
Anche in questo caso, però, le tenebre non sono così fitte che non si possa scorgere nulla. La cosa che mi sento di dire è che a occupare questo spazio non sarà il M5S. Grillo, anzi, con la vittoria del No e per i motivi che ho ripetuto fino alla noia prima del referendum, ma che riassumerò ancora una volta, è, dopo Renzi, il secondo perdente del 4 dicembre; sempre che davvero gli interessi andare al governo – cosa che è assai dubbia. Se invece ai 5S interessa solo la più comoda posizione di demagoghi da piazza allora certo che hanno vinto, perché quella posizione la potranno tenere ancora per un po’ dopo il risultato referendario e le loro trombe avranno più fiato. Contenti loro. Non hanno alcun senso, comunque, le urla – di gioia o di angoscia a seconda dei casi – di chi dice che “ha vinto Grillo”. E il primo ad accorgersene è stato lui stesso, che certo è più intelligente dei suoi “ragazzi” e anche di molti analisti politici. Mentre Renzi ancora parlava “alla nazione”, Grillo scriveva nel suo blog che bisognerebbe ora votare con l'attuale legge elettorale, ossia con l'Italicum alla Camera e con il cosiddetto Consultellum (ossia il Porcellum modificato dalla Consulta) al Senato! È una cosa che ovviamente non sta né in cielo, né in terra, perché nessun presidente della repubblica potrebbe consentire una simile assurdità e perché sull'Italicum grava comunque il giudizio della Consulta, che quasi certamente lo boccerà o lo emenderà. Emerge così, dalle stesse parole di Grillo, il dato che quasi sempre inutilmente ho sottolineato con tanti amici, alcuni dei quali si sono lasciati indurre a votare Sì anche per lo “spauracchio” di un governo a 5S – un governo Di Maio! – che si sarebbe profilato a loro avviso con la vittoria del No. Ho scritto e lo ripeto che solo l’Italicum dà chance di governo a una forza politica come il M5S che rifiuta programmaticamente e pregiudizialmente alleanze e coalizioni (salvo che quella forza non riesca a conquistare la maggioranza assoluta dei voti, cosa poco plausibile). Il Sì avrebbe mantenuto l’Italicum – nel quale Renzi ha previsto stoltamente solo le norme per l’elezione della Camera, ritenendo il Senato elettivo già abolito – per un tempo indeterminato e forse fino alle nuove elezioni, offrendo ai 5S una concreta possibilità. Il No cancellerà molto presto l’Italicum e con esso il fantasma, spaventoso o seducente ma pur sempre fantasma, di un governo Di Maio o Di Battista.
Dunque primo sconfitto Renzi, secondo sconfitto il M5S.
Gli altri – D’Alema, Bersani, Salvini, Meloni, Brunetta - sono in qualche misura vincitori, certo (Berlusconi ha manovrato in modo da essere vincitore con qualunque risultato, confermandosi il più lucido dei leader attualmente sulla scena, a dispetto di tutto). Ma è una vittoria che potranno far valere solo all’interno della loro parte o del loro schieramento politico. Ben altra cosa è la candidatura al governo del paese. In questo momento, nessuno dei suddetti può aspirarvi e quindi è inevitabile che si vada a una forma di governo “di scopo”, “del Presidente” – o magari “delle festività natalizie”, come una volta c’erano i “governi balneari” – fino all’approvazione della nuova legge elettorale. Dopo di che, i giochi per il governo si riapriranno completamente – salvo che per il M5S. Se ci fosse un po’ di intelligenza politica da quelle parti, il più serio candidato a occupare lo spazio vuoto sarebbe il centro-destra. Ma l’intelligenza politica per ora nel centro-destra resta solo quella di Berlusconi, che difficilmente può aspirare a una nuova discesa in campo – quando pure fosse superato il problema della incandidabilità – e difatti sta giocando una partita diversa, con l’occhio come al solito anche agli interessi aziendali, una partita che però rischia di essere distruttiva per le possibilità del centro-destra o dei “moderati” come si ama dire, con terminologia del tutto impropria (l’elettorato italiano è tutt’altro che moderato e ieri lo ha confermato ancora una volta).
In queste condizioni, tutto o quasi può accadere, ma la lezione del 4 dicembre non sarà stata vana: il popolo italiano – il blocco di fatto di classi lavoratrici e ceto medio colpito dalla globalizzazione finanziaria – ha esaurito le sue capacità di sopportazione, non accetterà a lungo altri impostori, non si farà espropriare tanto facilmente della propria residua sovranità e delle sue istituzioni democratiche. Chi avrà l’intelligenza e il coraggio di capire questo e di muoversi coerentemente si prenderà l’Italia, alla fine di una fase caotica che potrà durare un periodo ancora indeterminato, che causerà ulteriori sofferenze, ma che dovrà finire, in un modo o nell’altro. Occorre vigilare, ovviamente, ma senza paura, senza dar corpo a fantasmi insussistenti e senza lasciarsi sedurre da nuovi imbonitori. Intanto, abbiamo mantenuto il sistema istituzionale che, bene o male, ha garantito la democrazia in questo paese per 70 anni. E di ciò si può solo gioire.