giovedì 15 gennaio 2015

il vero problema dell'islam è il deficit di laicità... ed è lo stesso problema della sinistra italiana!


E’ largamente diffusa, per non dire dominante, una certa idea sul mondo islamico: occorre distinguere fra l’islam “integralista” o “fondamentalista” e l’islam cosiddetto “moderato”. Di conseguenza occorrere cercare e realizzare il dialogo con l’islam moderato, praticando l’”accoglienza” nei confronti dei musulmani moderati e pacifici, in modo da isolare estremisti e fanatici. Corollari di questa tesi sono poi, da un lato una valutazione del tutto infondata circa la presunta rispettiva consistenza dei due islam (una esigua minoranza il primo, la larghissima maggioranza il secondo); dall’altro lato, l’attribuzione, pregiudiziale, del riconoscimento di “vero islam” a quello “moderato”, mentre il fondamentalismo rappresenterebbe una interpretazione “distorta” e “aberrante” del Corano. Sui due corollari tornerò nei prossimi post: per ora, mi soffermo sul corpo centrale della tesi, la distinzione tra “moderati” e “fondamentalisti”.
E’ stato già notato – peraltro vanamente – che la qualifica di “moderato” è decisamente mistificante, sul piano della geopolitica, in quanto viene attribuita ai governi musulmani alleati dell’Occidente e in particolare degli USA, a prescindere dalla reale posizione religiosa e talora in stridente contrasto con questa. Il caso evidentemente più clamoroso è quello dell’Arabia Saudita, paese arabo “moderato”, che è tuttavia la centrale dell’integralismo wahabita e che finanzia movimenti jihadisti. Ma si può rilevare che lo stesso Saddam Hussein godette, fino all’invasione del Kuwait nel 1990, della qualifica di “moderato”, perché alleato degli USA, sebbene fosse già a capo di un regime dittatoriale ed evidentemente non precisamente pacifico.
Il punto cruciale è però un altro: che cosa dovrebbe fare veramente l’islam per isolare i terroristi? Che cosa deve chiedere l’Occidente all’islam e ai singoli musulmani per poter efficacemente e unitariamente  combattere il terrorismo islamista? Che cosa, infine, potrebbe veramente togliere al fondamentalismo il suo humus vitale?
Bene, la risposta, a mio avviso, non è: un “islam moderato”, pacifico, benpensante, solidale, umanitario. Tutte queste qualità – salvo la prima, piuttosto equivoca – sono altamente apprezzabili e desiderabili, ma non decisive allo scopo attuale. Ciò che invece occorrerebbe è un “islam laico”. Tra i pochissimi che hanno colto il problema, c’è il rabbino Giuseppe Laras, in un intervento che ho già menzionato ieri. Ne riprendo qui un passaggio cruciale:
Cosa dobbiamo, sia a livello politico e giuridico sia a livello interreligioso, chiedere oggi ai più autorevoli teologi islamici nei Paesi europei e arabi, anche a fronte della massiccia presenza demografica di musulmani?
La prima domanda è la seguente: è possibile per l’Islàm, in ossequio al Corano e per necessità religiosa intima propria dei musulmani osservanti, e non solo perché richiesto dai governi occidentali o da ebrei e cristiani, accettare teologicamente, apprezzandolo, il concetto di cittadinanza politica, anziché quello di cittadinanza religiosa, confliggente quest’ultimo con i valori occidentali e pericoloso per le comunità cristiane ed ebraiche, che, in qualità di minoranze sarebbero esposte a intolleranze e arbitrio? Se sì, come diffondere questa interpretazione e come radicarla oggi in seno alle comunità islamiche? A questa domanda deve seguire necessariamente la “reciprocità” nei Paesi islamici della piena libertà di espressione, di stampa e di culto.”
Questa domanda decisiva sulla laicità dell’Islam, purtroppo, non viene posta dalla quasi totalità degli osservatori e commentatori italiani.
Monica Lanfranco su “Riforma”, in un bell’articolo significativamente intitolato Laicità: l’unico antidoto al terrore, ha rilevato due fatti sintomatici: in Italia è passato completamente sotto silenzio il libro della la prima donna musulmana di dichiarata fede islamica che ha preso parola pubblica contro l’integralismo religioso, la giornalista dissidente Irshad Manji: My trouble with Islam.
“In Italia, come sovente accade, . scrive la Lanfranco -  il libro non ha visibilità: non piace a destra per ovvi motivi e nemmeno a sinistra, perché non inneggia alle colpe dell’occidente, ma anzi punta il dito verso la religione delle ‘vittime’, l’islam, che per una parte della sinistra italiana non è criticabile come l’ebraismo e il cattolicesimo, considerate colonialiste e responsabili della reazione violenta dell’islam”.
Il secondo fatto è l’analogo silenzio che ha circondato in Italia l’evento della Secular conference di Londra, che ha visto riuniti anche musulmani laici, atei, agnostici.
Continua la Lanfranco: “Quello che da anni dicono, senza eco mediatica, le persone impegnate nel mondo musulmano laico, è che la lotta contro la violenza fondamentalista si fa dando spazio alla laicità che, con la separazione tra Stato e religione, garantisce l’affermazione dei diritti umani, schiacciati da ogni teocrazia, che per sua natura è sempre fondamentalista, sessista, omofoba e patriarcale.”
Queste voci, preziosissime, non sono minimamente ascoltate, tantomeno rilanciate e valorizzate dalla stampa e dal mondo politico italiano. Perché? Il motivo mi pare evidente: è il drammatico deficit di laicità del nostro paese, dove l’opinione pubblica sedicente “laica” è talora ancor meno laica, se possibile, di quella dichiaratamente cattolica.
Come notava a suo tempo Oriana Fallaci, il motivo sostanziale che porta la sinistra italiana a giustificare o, comunque, a relativizzare gli orrori dell’integralismo – quando non si manifesta addirittura una malcelata simpatia nei suoi confronti – non sta tanto nel pregiudizio ideologico antiamericano e anti israeliano – che pure esiste – ma in una sostanziale e inquietantissima sintonia: la sintonia del settarismo, del pregiudizio, del conformismo. In una sola parola: l’opinione pubblica che è dominante nel nostro paese, e in particolare nella sinistra, non può rilevare nell’integralismo islamico il male da cui essa stessa è affetta e non può chiedere all’islam ciò di cui essa stessa è gravemente deficitaria, lo spirito critico laico. E’ molto meglio, è molto più tranquillizzante continuare a raccontarsi la favola inutile dell’islam moderato.

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