lunedì 13 aprile 2015

IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI: MA IL GOVERNO ITALIANO STA CON BERGOGLIO O CON LA TURCHIA?



Chi mi onora della sua attenzione, seguendo questo blog o anche ciò che scrivo su FB, conosce bene la mia valutazione molto negativa su certo acritico e finanche fanatico entusiasmo per l’attuale pontefice, un entusiasmo che pare talora ancor più acceso nella opinione pubblica sedicente laica, e persino in qualche parte della piccola minoranza protestante italiana, che non negli ambienti cattolici. Sa pure che in questo pontificato, fino a questo momento, vedo soprattutto una abile operazione di marketing, vuota di reali e significativi contenuti e senza nessuna di quelle “svolte storiche” che altri sembrano riscontrare pressoché quotidianamente.

Adesso devo però salutare con gioia e anche con gratitudine le ultime dichiarazioni del papa sul genocidio degli armeni, di cui ricorre il centenario e devo riconoscere che hanno, queste sì, una vera portata storica. Innanzitutto, perché Bergoglio è il primo papa a usare francamente il termine “genocidio” (Giovanni Paolo II, che pure aveva detto cose significative, aveva usato il termine “annientamento”, se non vado errato); si tratta infatti veramente del primo genocidio del Novecento, che, come dirò, fu anche sinistro laboratorio di sperimentazione della Shoah.

In tal modo, non solo il papa ha messo fine a un silenzio aberrante della chiesa romana sullo sterminio di uno dei più antichi popoli della cristianità, ma ha anche indirettamente sbugiardato e smascherato l’imbarazzo o la netta reticenza di tanti governi – compreso quello italiano – sul massacro degli armeni. E non ha avuto timore – anche qui a differenza dei governi – delle immancabili e violente proteste della Turchia.

Sono quegli stessi governi che sono oggi ipersensibili nei confronti di ogni accenno di “negazionismo” della Shoah da parte di sedicenti storici – e rispondono con misure legislative sbagliate a questa forma di negazionismo - e che sono invece ciechi di fronte al ben più grave negazionismo di stato del governo turco, di tutti i governi turchi da un secolo a questa parte, nei confronti dell’olocausto degli armeni.

Quella di Bergoglio è invece una operazione di verità che non riguarda solo una pagina atroce della storia, ma ha anche e soprattutto importanti implicazioni per la più stretta attualità. L’uso improprio, equivoco o deviante della parole è infatti molto pericoloso, perché apre la strada alla mistificazione e alla strumentalizzazione della realtà. E quando si tratta di una parola così gravemente importante, come è la parola “genocidio”, le conseguenze possono essere devastanti. Ebbene, proprio questa parola specie negli ultimi tempi è sottoposta a questi usi pericolosi. Infatti, viene adottata a sproposito per definire qualunque azione militare compiuta dal proprio “nemico” e non viene invece usata quando un sistematico e “scientifico” sterminio etnico-religioso viene perpetrato da soggetti con i quali segretamente si simpatizza, magari soltanto perché sembrano essere nemici del proprio nemico.

Si è così parlato, in modo indecente, di genocidio per la vicenda di Gaza di questa estate, laddove si trattava di una operazione militare, quella condotta da Israele, certamente criticabile, ma che nulla aveva a che vedere con il genocidio e che peraltro rispondeva ad un’aggressione militare subita da Israele e dalla sua popolazione civile. Uso davvero indecente, perché attribuiva falsamente la responsabilità di un tale sommo crimine allo Stato costituito da quel popolo che è vittima per eccellenza di tale aberrazione della storia. E’ difficile non scorgere in un tale fanatico e fazioso accanimento anti israeliano – che spesso neanche distingue le responsabilità del governo di Israele da quelle dei suoi cittadini e addirittura da quelle di ogni ebreo che viva nel mondo - un latente retaggio di secolari sentimenti e pregiudizi antigiudaici.

D’altra parte, la parola genocidio non viene usata, laddove invece ciò andrebbe fatto, laddove il nuovo genocidio andrebbe chiaramente denunciato, senza alcun timore o riserva: mi riferisco evidentemente allo sterminio delle minoranza cristiane, sciite o di altra religione da parte del totalitarismo islamista.

Le parole di Bergoglio sono importanti anche per questo, perché legano la strage di un secolo fa a quella di cui sono vittima nuovamente dei cristiani, in una vasta area del mondo, dal Pakistan alla Nigeria.

Un uso appropriato delle parole, e in particolare del termine genocidio, non ha quindi solo a che fare con la padronanza della lingua (comunque auspicabile!), ma è imposto da ragioni di responsabilità etica e civile. Quello del 1915 fu sicuramente un genocidio, perché si trattò precisamente dello sterminio sistematico e deliberato di una intera etnia e del tentativo, per poco fallito, di cancellare ogni traccia di quel popolo. Già per questo, il confronto con Auschwitz, che è implausibile sul piano storico e indegno sul piano morale in altri casi, come le azioni di guerra di Israele, è qui del tutto fondato.

Poche notizie: il 15 settembre del 1915 il Ministro degli interni turco, Taalat Pashà, telegrafò un ordine al prefetto di Aleppo (allora ancora provincia ottomana), informandolo della decisione del governo di eliminare completamente gli armeni: “devono cessare di esistere, per quanto tragiche le misure da intraprendere, senza riguardo alcuno per età o sesso, né scrupoli di coscienza” (citato dal grande corrispondente di guerra britannico Robert Fisk, giornalista dell’Indipendent, che nel suo bellissimo Cronache mediorientali, dedica un intero e lungo capitolo a “Il primo Olocausto”). E’ una terrificante anticipazione della “soluzione finale” nazista del 1942.

Nello sterminio degli armeni vi fu anche l’aspetto peculiare del genocidio moderno: l’agghiacciante applicazione di soluzioni tecnologiche tese a massimizzare i profitti – ossia il numero delle persone eliminate – minimizzando i costi economici. Ovviamente, si trattò delle rudimentali soluzioni tecnologiche di cui poteva disporre un paese arretrato da questo punto di vista come era l’Impero Ottomano di allora, ma il genio maligno del moderno olocausto vi era già tutto. Si sfruttarono, ad esempio, le grotte e le grandi cavità naturali presenti sul territorio, per ammassarvi dentro decine, spesso centinaia di armeni. L’ingresso della grotta veniva poi ulteriormente ristretto  da massi e all’imboccatura veniva acceso un fuoco, sicché quelli che erano all’interno morivano asfissiati. Si trattava di una primitiva camera a gas e ciò che rende più agghiacciante il racconto è che ad assistere e anche a collaborare allo sterminio vi erano anche ufficiali e soldati tedeschi – la Germania e la Turchia erano alleate durante la Prima guerra mondiale. Alcuni di loro, anni dopo, sarebbero divenuti nazisti e avrebbero avuto responsabilità primarie nella Shoah: un certo Rudolf Hoess, ad esempio, si arruolò poco più che adolescente nelle truppe tedesche distaccate in Turchia; nel 1940 fu nominato comandante di Auschwitz e nel 1944 divenne viceispettore di tutti i campi di concentramento nazisti.

Un altro sistema teso a ottimizzare il rapporto costi/benefici consisteva nel portare una moltitudine di persone, spesso l’intera popolazione di un villaggio, sulle rive di un fiume dalle acque profonde e dalla corrente impetuosa, legando tutti a una corda. Il primo veniva poi ucciso con un colpo di rivoltella e spinto a cadere nel fiume; in tal modo trascinava dietro di sé a morire tutti gli altri: con lo “spreco” di una sola pallottola si eliminava l’intera popolazione di un villaggio.

Durante la guerra, poche notizie filtrarono in Europa e in America, ma alcuni giornali americani riuscirono comunque a scoprire e a denunciare il genocidio: in particolare il New York Times pubblicò un coraggioso reportage.

La commozione e l’indignazione durarono però ben poco: a guerra finita ci si dimenticò degli armeni. Negli USA Wilson, che sembrava disponibile alla costituzione di uno stato armeno, non fu rieletto e nei governi europei prevalse la realpolitik: la nuova Turchia era considerata un bastione contro la minaccia costituita dalla neonata Unione Sovietica e non era il caso di inimicarsela. Così, non ci fu alcun “processo di Norimberga” per i responsabili, non nacque nessun libero stato di Armenia e del genocidio praticamente non si parlò più. Oltre agli armeni furono delusi anche i curdi, che pure credevano di essersi guadagnati dei titoli di benemerenza agli occhi del governo turco. Come scrive Fisk, uno dei pochissimi a rompere quest’altra cortina di silenzio, se i turchi furono i mandanti del genocidio, i curdi furono i suoi più feroci esecutori, anche per la rivalità etnico-religiosa con gli armeni.

E’ questa una responsabilità che, Fisk a parte, si guardano bene dal ricordare tanti giornalisti, intellettuali e politici di sinistra, impegnati a celebrare la positiva diversità dell’eroico, laico, rivoluzionario popolo curdo. Non esistono, invece, popoli “buoni” – come non ne esistono di “cattivi” – e le vittime di oggi, possono anche essere stati i carnefici di ieri, per cui un sano e disincantato spirito laico non è mai di troppo.

Spirito laico e onestà intellettuale servono soprattutto a valutare e denunciare le responsabilità e le connivenze del proprio governo, visto che i governi democratici dovrebbero rispondere ai cittadini e i cittadini dovrebbero quindi esercitare una costante vigilanza critica nei loro confronti. In questo caso, sono macroscopiche le responsabilità e le connivenze dell’attuale governo italiano e della classe politica in genere: una classe politica che è sempre pronta a osannare ogni minima affermazione del papa, stavolta, dinanzi alle sue parole, è rimasta in silenzio e dinanzi alle violente proteste diplomatiche turche non ha battuto ciglio e non ha espresso la benché minima solidarietà al pontefice. E c’è di più: il presidente dell’Armenia in viaggio in Italia, non è stato onorato di alcuna accoglienza ufficiale e l’Italia non parteciperà in nessun modo alle manifestazioni che si svolgeranno nei prossimi giorni in Armenia per il centenario del genocidio.

C’è solo da indignarsi e da vergognarsi.

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